Psicologa - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

Sportello Covid

“Quando camminiamo fino alla fine di tutta la luce che abbiamo

e dobbiamo fare un passo nell'oscurità dell'ignoto,

dobbiamo credere che una di queste due cose avverrà:

o ci sarà ancora qualcosa di solido su cui camminare

o ci verrà insegnato a volare” 

 Patrick Overton - Fede

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Viviamo un tempo veloce, a tratti di difficile comprensione. Molti si sono trovati nel bel mezzo di un grande silenzio, dopo una vita vissuta a ignorare il rumore. Il rumore che  fa la quotidianità, che spesso si adagia sulle mille luci della Vita, come un mantello di noia, in cui viene dato tutto per scontato. 

Il nostro è un tempo in cui ogni cosa viene vissuta con rapidità. Dalle cose belle che si ha la fretta di immortalare, quasi a testimoninza della sfiducia nella propia capacità di trattenere il vissuto interiore di un momento, alle cose spiacevoli che si ha l’urgenza di allontanare. Pochi sanno aspettare. Se abbiamo una domanda, dobbiamo avere in tempo reale una risposta. Se percepiamo un bisogno, istantaneo il nostro pensiero volge alla soluzione o ancora meglio, alla ri-soluzione di quell bisogno. 

La frenesia del nostro vivere è un modello educativo oltre che di vita, inefficace e pericoloso. 

Oggi molti lo hanno capito.

L’emergenza dentro cui le nostre esistenze certe sono piombate, ci ha costretti a rallentare, ad abbassare la guardia, a sentirci meno efficacy, meno prestanti,umanamente più esposti. Abbiamo visto fragilità che non possiamo ignorare, abbiamo conosciuto il silenzio scioccante che provoca il freno di una società non più invincibile. 

Tutto questo non può non lasciare una traccia.

A noi la scelta se rendere grazie di questa opportunità, o se farne un baluardo del fallimento.

 

Ma la speranza è che non ci si chiuda nel guscio della solitudine, che sia maturo il tempo di chiedere aiuto, o di dare aiuto, perchè se una cosa ci resterà come eredità di questo morbo, è che nulla sarà più come un tempo.

 

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